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Il cancro vissuto come una guerra: l’utilizzo della terapia EMDR nel trattamento del PTSD nella malattia oncologica

Una delle premesse da cui muove la psiconcologia, è quella secondo cui il disagio psicologico che la persona manifesta nel corso di una malattia oncologica non è strettamente connesso ad una vulnerabilità o ad una predisposizione psicopatologica ma alla condizione di crisi che la malattia, come evento stressante imprevisto, porta con sé.
Secondo una ricerca condotta dalla National University of Malaysia e pubblicata sulla rivista Cancer nel 2017 (Chan C.M.H. e altri, Course and predictors of post-traumatic stress disorder in a cohort of psychologically distressed patients with cancer: A 4-year follow-up study) il cancro è vissuto come una guerra e un paziente oncologico su cinque soffre di Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD).
Ricevere una diagnosi di cancro, sperimentare la terapia e la sopravvivenza, può portare a manifestare sintomi di PTSD.
Vediamo di cosa si tratta e come è possibile intervenire con la terapia EMDR.
Nella ricerca i pazienti sottoposti a indagine psichiatrica sono stati 469, malati di diversi tipi di tumore.
1 su 5 (21%), manifestava i sintomi del PTSD ancora 6 mesi dopo la diagnosi e, di questi, 1/3 (34%) risultava soffrirne addirittura 4 anni dopo. L’ansia e la paura delle recidive e della progressione della malattia sono sentimenti universalmente presenti tra i pazienti con cancro, ma i ricordi intrusivi e il richiamo mentale ai difficili momenti della diagnosi o della terapia possono essere segnali di PTSD.
I risultati della ricerca evidenziano come i controlli e i supporti psicologici vanno protratti a lungo nel tempo, perché il benessere psicologico e la salute mentale sono importanti tanto quanto la salute fisica.
Il termine Disturbo Post-traumatico da Stress è stato proposto dall’American Psychiatric Association nel 1980 al momento della stesura del DSM-III, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, per indicare nel loro insieme tutti i quadri successivi all’esposizione a traumi, shock, eventi e situazioni non usuali che erano seguiti da una sofferenza psichica protratta.
Con il trascorrere degli anni incidenti automobilistici, rapine, violenza fisica e sessuale, sono stati riconosciuti come eventi tanto traumatici da poter determinare l’insorgenza di un PTSD (Colombo P.P. e Mantua V., Il Disturbo Post-traumatico da Stress nella vita quotidiana, Rivista di psichiatria, 2001).
Il PTSD può colpire quindi persone che hanno vissuto un evento traumatico, che ha implicato gravi lesioni, morte, minaccia di morte o dell’integrità fisica propria o altrui, con orrore, paura e sentimenti di impotenza e si manifesta quando un’esperienza presenta contenuti che la rendono inaccettabile, incomprensibile, terrificante e insopportabile, e traumatizza il funzionamento psichico del soggetto compromettendone le sue capacità di percepire e assimilare l’evento.
Nel DSM-5 la sindrome da stress post traumatico prevede quattro categorie di sintomi:
• sintomi intrusivi,
• sintomi di rimozione,
• presenza di pensieri negativi,
• alterazioni della sfera emotiva.
Un trattamento di elezione per il PTSD e i traumi è l’EMDR – Eye Movement desensibilization and reprocessing ovvero Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari.
L’EMDR, che ha ricevuto in questi anni notevole supporto empirico come trattamento, ipotizza che la memoria traumatica, se non completamente elaborata, viene memorizzata nel suo stato iniziale, conservando eventuali errori di percezione o modelli di pensiero distorti che si sono verificati al momento del trauma. Questo tipo di terapia agisce direttamente sugli aspetti traumatici dell’esperienza personale e rende possibile la funzione integrativa e l’elaborazione adattiva su tutti i livelli: cognitivo, emotivo, sensoriale e corporeo.
Dopo la fase di colloquio propedeutica alla raccolta delle informazioni e una fase di preparazione alla terapia, l’esperienza traumatica viene trattata dallo psicoterapeuta con brevi set di stimolazione bilaterale. Il paziente segue con gli occhi le dita del terapeuta, che avrà precedentemente misurato tutti gli aspetti dell’esperienza traumatica: emozioni, pensieri negativi e sensazioni fisiche. Durante la stimolazione il paziente sarà in grado di collegare quell’esperienza a reti di memoria più ampie, e sarà anche aiutato, attraverso le varie fasi, ad integrare quell’evento nella sua storia ma a non essere più emotivamente disturbato dal ricordo.
L’EMDR, attraverso la stimolazione bilaterale, rende possibile l’accesso e la rielaborazione di esperienze traumatiche “congelate” consentendo una riconciliazione con gli elementi più disturbanti sia legati alla malattia sia a esperienze dolorose di vita passate che vengono richiamate dal paziente; si individuano e rielaborano i fattori da stress e rischio degli eventi traumatici attuali (ad esempio la diagnosi stessa del cancro), passati (traumi collegati alla malattia, lutti, separazioni, ecc.) e gli elementi relativi alla gestione di preoccupazioni e paure per il futuro.
Fasi intervento EMDR
Secondo Faretta (Trauma e malattia l’EMDR in psiconcologia, Mimesis Edizioni, 2014) l’intervento EMDR nella malattia oncologica si struttura nelle sette fasi dell’esperienza soggettiva che la persona affetta da tumore affronta nel corso della malattia, a cominciare dai momenti precedenti alla diagnosi:
• Screening
• Diagnosi e piano di trattamento
• Intervento
• Terapia aggiuntiva (radiazioni, chemioterapia, terapia ormonale)
• Remissione / Follow up
• Eventuali recidive
• Accompagnamento alla morte
1° stadio: Screening
L’esperienza soggettiva in questa fase è caratterizzata da una reazione di allarme con ansia e comportamenti minimizzanti e di negazione. E’ possibile che il paziente tenda ad ignorare a lungo i sintomi. La malattia è accompagnata da sentimenti di vergogna e anomalia, in questa fase la sfida critica è l’accettazione del passaggio dalla fase di salute alla fase di malattia. L’intervento EMDR si focalizza sulle sfide più faticose del paziente focalizzando e potenziando le risorse positive a cui il soggetto può accedere.
2° stadio: Diagnosi e piano di trattamento
In questa fase è stato osservato un pattern comportamentale specifico che si manifesta con una sequenza caratteristica. Si ha una prima risposta di shock seguita dall’espressione di sintomi emozionali acuti, quindi una reazione depressiva e infine una fase in cui la persona emerge riorganizzando il proprio sistema di significati completo di risposte emotive e comportamentali. E’ un momento di angoscia dirompente che la persona sperimenta anche con sentimenti di incredulità e anestesia affettiva. L’intervento si basa sulla ricerca di informazioni utili e di individuazione delle reti di supporto a disposizione del paziente per iniziare le operazioni di stabilizzazione. La terapia EMDR usa tecniche per incoraggiare e rafforzare le risorse e le capacità di contenimento del soggetto (es. posto al sicuro).
3° stadio: Intervento chirurgico
La persona assume il ruolo di paziente oncologico restituendosi una sicurezza e sensazione di controllo dei processi della malattia. Subire un intervento innalza il livello di stress globale. Dolore fisico e cambiamenti del corpo sono tra i problemi fondamentali di questa fase, collegati a un nuovo impatto sul mondo interiore e relazionale della persona. Gli obiettivi devono essere finalizzati secondo i seguenti punti:
• medicare il disagio
• stabilizzare la fase acuta
• ridurre o attenuare le reazioni intense provocate dall’evento critico
• attenuare e prevenire le angosce
• fornire istruzioni
• stabilizzare le emozioni
• mobilitare le risorse
• normalizzare l’esperienza
• recuperare il funzionamento
• compiere una valutazione psico-sociale.
Ogni obiettivo ha strumenti e interventi diversi integrabili: colloquio psicologico, psicoeducazione, rinforzo delle risorse positive, tecniche di rilassamento, installazione di risorse immaginative, stimolazione bilaterale per l’elaborazione dell’evento critico (intervento chirurgico).
4° stadio: Terapia aggiuntiva (radiazioni, chemioterapia, terapia ormonale)
I trattamenti per il cancro sono di tipo intensivo, la persona può sentirsi come se il corpo, il tempo e la vita non gli appartenessero. Va considerato che anche il processo psicoterapeutico può subire influenze imprevedibili e la frequenza delle sedute e degli appuntamenti in questa fase può esserne condizionata.
5° stadio: Remissione / Follow up
Questa fase è caratterizzata da elementi che mantengono vivo o risvegliano il ricordo dell’evento traumatico. Le modalità con cui le persone reagiscono sono influenzate dallo stile di coping soggettivo. Emergono difficoltà nel riprendere le attività della vita e il disagio tende ad aumentare. Questo è il momento in cui più comunemente si assiste alla richiesta di un aiuto psicoterapeutico da parte di pazienti oncologici.
6° stadio: Eventuali recidive
Si valuta che per il 70% dei pazienti questa fase sia la più traumatica e disorganizzante e anche rispetto alla fase della diagnosi. La recidiva determina un impatto maggiore sul paziente e la sua famiglia, e il trauma risulta maggiore nelle persone che hanno superato da più anni la malattia. Il lavoro EMDR riprende risorse installate precedentemente rendendole dinamiche e se necessario ne installa di nuove.
7° stadio: Da trattamento per il cancro a accompagnamento alla morte
Il terapeuta EMDR deve avere profonda conoscenza dei diversi bisogni del paziente, per potervi far fronte efficacemente:
• fisiologici (riduzione della sofferenza)
• sicurezza (non sentirsi abbandonato)
• appartenenza (mantenere rapporto con gli altri)
• autostima (sentirsi apprezzato mantenere il proprio ruolo decisionale)
• autorealizzazione (rivalutare il senso della propria esistenza).
In conclusione ricevere una diagnosi di cancro come prima reazione crea uno shock paragonabile al PTSD. L’utilizzo dell’EMDR in pazienti con cancro è utile in prima istanza per far elaborare lo shock post traumatico al paziente, ma successivamente è anche utile per installare risorse positive che lo aiutino a diventare protagonista attivo della propria vita. Al termine del trattamento con l’EMDR, il paziente non è più bloccato dalla paura di non farcela come al momento della diagnosi, ma ha un atteggiamento più forte e consapevole. Con l’EMDR si possono valutare i pensieri negativi, i comportamenti disadattivi, (ad esempio evitare i controlli medici), i vissuti di impotenza e mancanza di speranza, la compromissione della propria identità, l’utilizzo massiccio di meccanismi di difesa (negazione, proiezione) che contribuiscono allo sviluppo e mantenimento della sintomatologia.
Bibliografia
• Chan C. M. H., Guan Ng C., Taib N. A., Wee L. H., Krupat E., Meyer F., Course and predictors of post-traumatic stress disorder in a cohort of psychologically distressed patients with cancer: A 4-year follow-up study. Cancer, 2017.
• Colarieti M., Ptsd post cancro e trattamento con EMDR, Tesi Istituto A.T. Beck Anno Accademico 2017-2018.
• Colombo P.P., Mantua V., Il Disturbo Post-traumatico da Stress nella vita quotidiana, Rivista di psichiatria, 2001.
• Faretta E., Trauma e malattia l’EMDR in psiconcologia, Mimesis Edizioni, 2014.
• Fernandez I., Maslovaric G., Galvagni M.V., Traumi psicologici, ferite dell’anima, Liguori ed. 2011
• Morasso G., Di Leo S., Grassi L., La psiconcologia: stato dell’arte. In Bellani M.L., Morasso G., Amadori D., Orrù W., Grassi L., Casali P.G., Bruzzi P. Psiconcologia, Masson Ed., 2002.
• Morasso G., Di Leo S., La psico-oncologia: un panorama generale. In “IN:Formazione, Psicologia, Psicoterapia, Psichiatria”- “Nuove prospettive in psico-oncologia” Ed. Grin S.R.L., 2002.
• Shapiro F., Lasciare il passato nel passato, Astrolabio, 2012
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