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Settembre, tempo di sindrome da rientro

Settembre, tempo di sindrome da rientro

Settembre ha sempre un sapore particolare. Le giornate si accorciano, le strade tornano a riempirsi di traffico, la sveglia ricomincia a suonare. E dentro di noi, quasi inevitabilmente, qualcosa cambia. Dopo settimane di ritmi lenti e libertà, il ritorno alla quotidianità può sembrare un piccolo trauma. Non è solo nostalgia delle vacanze: è un vero e proprio passaggio psicologico e fisico che molti conoscono come sindrome da rientro.
Non si tratta di una malattia né di un disturbo clinico, ma di un insieme di sensazioni temporanee che colpiscono moltissime persone: malinconia, ansia vaga, irritabilità, difficoltà di concentrazione, stanchezza, insonnia. È come se corpo e mente faticassero a rimettersi in moto, come un motore che ha bisogno di qualche tentativo prima di ripartire. La buona notizia è che questa condizione non dura a lungo: nel giro di una o due settimane tende a sparire da sola. Ma nel frattempo può pesare sulla motivazione, sul lavoro, sulle relazioni.
Capire perché succede è il primo passo per non viverlo con allarme o senso di colpa, e soprattutto per affrontarlo in modo più sereno.

Perché il rientro ci mette in crisi

Durante le vacanze entriamo in un tempo diverso. Ci svegliamo senza la pressione della sveglia, mangiamo quando abbiamo fame, ci muoviamo di più, passiamo più ore all’aperto. Per qualche giorno o settimana sembra quasi di vivere in un’altra dimensione, in cui i problemi quotidiani restano sospesi. È normale che tornare di colpo a orari rigidi e scadenze serrate appaia come un brusco risveglio.
Il cervello, che in ferie si è abituato a un ritmo più naturale, protesta di fronte al cambio improvviso. Ci sentiamo come costretti dentro una gabbia fatta di regole, orari, richieste. Questa sensazione di perdita di libertà è uno dei motivi principali del malessere da rientro.
A ciò si aggiunge la nostalgia. Guardiamo le foto ancora fresche nel telefono, ricordiamo le risate spensierate, il profumo del mare o dell’erba di montagna, e ci sembra ingiusto che tutto sia già finito. La malinconia che accompagna questo passaggio è simile a un piccolo lutto: non per una persona o una cosa concreta, ma per un periodo di benessere che non tornerà più esattamente uguale.
E poi ci sono i problemi sospesi. Quante volte ci diciamo: “Ci penserò a settembre”? Le ferie diventano così una parentesi in cui rimandiamo incombenze e decisioni. Al rientro, però, eccole lì: email arretrate, pratiche lasciate in sospeso, conflitti mai risolti. Tutto insieme, in un solo colpo. È normale sentirsi sopraffatti.
Infine, c’è un confronto inevitabile. In vacanza ci sentiamo bene, a casa spesso meno. Questo contrasto ci porta a pensieri del tipo: “Se sto bene solo quando sono in ferie, forse la mia vita non mi soddisfa davvero”. Se già esistevano insoddisfazioni sul lavoro o in famiglia, il ritorno non fa che amplificarle.

Quando anche il corpo protesta

Non è solo la mente a faticare: anche il corpo partecipa a questo malessere. Durante le ferie, i livelli di cortisolo – l’ormone dello stress – tendono a calare. Al rientro, il corpo ha bisogno di giorni per riallinearsi alle nuove richieste. Nel frattempo ci sentiamo scarichi, con poca energia.
Il sistema della ricompensa, che in vacanza è stato alimentato da stimoli nuovi e piacevoli, all’improvviso si trova a corto di novità. La dopamina cala e con essa diminuisce la motivazione. Le giornate tornano prevedibili, ripetitive, e la sensazione di noia aumenta.
Anche il sonno gioca un ruolo importante. In estate spesso andiamo a dormire più tardi, ci svegliamo più tardi, oppure recuperiamo ore di sonno arretrato. Tornare bruscamente alla sveglia delle sette può provocare insonnia, sonnolenza diurna o difficoltà di concentrazione.
E poi c’è l’alimentazione: gelati, cene più abbondanti, alcolici, orari irregolari. Il corpo torna a settembre appesantito e confuso, e ci manda segnali sotto forma di stanchezza o piccoli disturbi digestivi.
Infine, non dimentichiamo il cambio di stagione. Le giornate più corte, la luce che diminuisce, le temperature che calano: tutti elementi che influenzano il nostro umore. Dopo mesi di sole, anche il cervello risente della riduzione di luce naturale, con effetti su serotonina e melatonina, sostanze legate al sonno e al benessere emotivo.

Cosa possiamo fare per stare meglio

La sindrome da rientro non si elimina con un colpo di bacchetta magica. Ma ci sono strategie concrete che aiutano a renderla più leggera e a ritrovare più velocemente equilibrio e serenità.
Uno dei primi consigli è concedersi una transizione. Se possibile, evita di tornare la sera prima di ricominciare a lavorare. Un paio di giorni di “cuscinetto” ti permettono di riambientarti, disfare le valigie, fare la spesa, riordinare casa e mente. Anche al lavoro, non pretendere subito il massimo: distribuisci i compiti più impegnativi, affrontali uno alla volta.
Fondamentale è poi ripristinare il sonno. Stabilisci orari regolari, vai a letto prima, limita l’uso di smartphone e pc la sera. Dormire bene è la base per ritrovare energia e lucidità.
Il corpo ha bisogno anche di movimento. Non serve un allenamento estenuante: bastano 30 minuti di camminata o bicicletta ogni giorno. Il movimento rilascia endorfine, migliora l’umore e aiuta a combattere lo stress. Se puoi, prediligi l’attività all’aperto: la luce naturale del mattino contribuisce a riallineare l’orologio biologico.
Un altro modo efficace per affrontare il rientro è portare un po’ di vacanza nella routine. Identifica le cose che ti hanno fatto stare bene e prova a inserirle nella vita quotidiana. Ti piaceva leggere ogni sera? Continua a farlo, anche solo per mezz’ora. Adoravi le passeggiate? Conceditele nel tuo quartiere. Ti sei appassionato a piatti tipici? Porta quelle ricette a tavola. Questi piccoli gesti aiutano a mantenere viva la connessione con il benessere sperimentato in ferie.
Le relazioni sono un altro pilastro. Condividere ricordi, raccontare aneddoti, rivedere foto con amici o familiari rende il ritorno meno pesante. E organizzare momenti di convivialità nella vita di tutti i giorni è un potente antidoto alla malinconia.
Non dimenticare la cura di sé. Prenditi spazi per ciò che ti rilassa e ti fa stare bene: meditazione, musica, hobby creativi, un bagno caldo. Le pratiche di mindfulness possono essere un grande aiuto: fermarsi qualche minuto a respirare consapevolmente o osservare con attenzione i dettagli di una passeggiata serve a riportare la mente al presente e calmare l’ansia.
Molto utile è anche programmare nuove mete. Uno dei motivi del malumore è la sensazione che il bello sia finito. Per contrastarla, organizza eventi futuri: una cena, un concerto, un weekend. Avere qualcosa da attendere mantiene viva la motivazione. Anche pensare già alla prossima vacanza, magari solo accennando idee o progetti, può regalare una prospettiva positiva.
E se è il lavoro a generare più stress, prova a stabilire confini più sani. Non controllare email fuori orario, fai pause regolari, cerca di delegare. Parlare con colleghi o superiori può aiutare a ridistribuire meglio i carichi. Non è segno di debolezza: è un atto di intelligenza.
Infine, se il malessere persiste oltre due settimane o diventa molto intenso, non esitare a chiedere aiuto. Parlare con uno psicologo può fare chiarezza: a volte dietro il blues di settembre si nascondono condizioni più profonde, come stress cronico, burnout o depressione.

Settembre come un nuovo inizio

Ogni ritorno porta con sé un velo di malinconia. È naturale: stiamo chiudendo una parentesi felice. Ma settembre non è solo una fine: può diventare un inizio.
Così come il Capodanno rappresenta simbolicamente un nuovo anno, anche settembre può essere l’occasione per ridefinire le priorità, introdurre abitudini più sane, costruire una quotidianità più vicina ai nostri bisogni.
Il segreto non è combattere la fatica, ma accoglierla come parte del processo. Concedendoci pazienza e gentilezza, possiamo trasformare il blues di settembre in energia per crescere.
Il malessere che accompagna il rientro non è un segnale di fragilità: è la traccia che abbiamo vissuto momenti preziosi e che il corpo e la mente hanno bisogno di tempo per adattarsi. Con piccoli gesti quotidiani possiamo trasformare la nostalgia in slancio, e guardare a settembre non solo come al ritorno dei doveri, ma come a un’occasione per ricominciare con maggiore consapevolezza.